Dal 25 luglio al 7 agosto, la nuova esposizione per La sottile linea arsa: Ca’ STEEL. Perché scriverne solo adesso due parole? Perché – forse, prima o poi, doveva capitare, un disguido significativo? – Stefano Cecchi, uno degli artisti che dovevano imbandire questa tavola, si è alzato prima dell’antipasto, e non è più a cena con noi, a La sottile linea arsa. Colpevolmente, sono stato assente a un primo appuntamento per la consegna delle opere, ma il fatto sembrava rimediabile. Poi, più niente; non so se l’episodio, del quale sono responsabile, abbia determinato l’assenza di Cecchi, o se dipende da altri motivi che non posso sapere. Dico semplicemente che mi dispiace. Quindi, nella locandina appare un nome che, di fatto, corrisponde a un artista di cui non si potrà vedere niente.
Gli altri due: Agata Monti, elegante e dialettica con oggetti, tenui paesaggi marini, vulcani (con linee arse!) e una terracotta della Torre medicea stessa; Fulvio Cartoni, talento tutto naturale che dipinge per pura passione, soprattutto con la tecnica dell’aerografo. Il facile, stupido gioco di parole del nome dell’esposizione, Ca’ STEEL, rimanda all’orecchio qualcosa di simile al significante “Castiglioncello”; il cui significato, la cui sostanza, poi, è forse in effetti quella d’essere una casa di nobili decaduti, un mix fra gente di terra e mare e cittadini con il cognome scritto su una via. A completare il gioco, l’opera mancante di Cecchi, che costruisce sculture con l’archeologia industriale: il richiamo ai metalli sarebbe stato lì, evidente.
PS Sabato 1 agosto, festicciola per questa sezione, dalle 19 in su: da bere, da mangiare, un po’ di musichetta. Baci.